Misure di contrasto alla violenza a danno del personale sanitario: incontro con il Ministro della Salute e posizione della CSE Sanità-FLP
No a misure tampone, Sì a soluzioni per risolvere le criticità strutturali del Sistema
Le OO.SS. di categoria della Sanità e le Confederazioni Sindacali, e tra queste la CSE, hanno partecipato, in data 19 Settembre, all’incontro con il Ministro della Salute Orazio Schillaci che ha avuto per oggetto il tema delle aggressioni e degli atti di violenza a danno del personale sanitario e le azioni di contrasto, necessarie ed urgenti, da porre in essere.
Come riportato dalle cronache di queste ultime settimane si evince l’incremento di episodi di intimidazione e di violenza diretti contro il personale sanitario (ricordiamo, tra i più gravi, quelli registrati a Foggia, Pescara, Vibo Valentia, Napoli e Cagliari), un fenomeno in continua crescita che va assumendo, giorno dopo giorno, tratti e contorni sempre più preoccupanti e pericolosi.
Tale condizione ha richiesto, da parte del Ministro Schillaci, la convocazione delle Parti sociali, sentiti anche i Ministri della Giustizia, dell’Interno e il SSS on. Mantovano, allo scopo di aprire un confronto che individuasse misure di contrasto al suindicato fenomeno e, a tale scopo, è stato annunciato:
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l’arresto in flagranza, o anche differito, per chi si rende responsabile degli episodi di cui sopra da introdurre attraverso un decreto urgente;
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il potenziamento della presenza delle Forze dell’Ordine dentro le strutture sanitarie pubbliche e un maggior filtro nel controllo degli accessi;
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l’attivazione di presidi di videosorveglianza e guardiania dei luoghi sensibili.
Il Ministro ha anche ipotizzato il varo di uno decreto ad hoc con l’insieme delle misure di contrasto.
Le misure ministeriali proposte, a parere della CSE Sanità-FLP, finiscono per determinare unicamente azioni di carattere repressivo e di controllo senza individuare soluzioni strutturali che vadano realmente a risolvere le disfunzioni, ormai croniche, dei Servizi Sanitari e le criticità che creano i presupposti per esporre i professionisti sanitari e socio-sanitari a rischio di aggressioni.
Inoltre, ferma restando la necessità di tutelare la sicurezza dei lavoratori, trovando il giusto equilibrio nelle tutele in gioco, non si può non considerare che stiamo trattando di un ambito lavorativo in cui uno degli aspetti più importanti dei servizi alla persona è proprio il fattore umano e dell’accoglienza; un luogo di cura non può essere trattato alla stessa stregua di un luogo di detenzione e lo studio di soluzioni in grado di sopperire alle criticità di cui sopra non può prescindere dal garantire il rispetto della privacy dei pazienti e degli operatori sanitari stessi.
La CSE Sanità riconosce l’importanza di intervenire per la prevenzione e il contrasto di un fenomeno che sta generando un clima di paura all’interno delle strutture sanitarie (per il 96% pubbliche) e con vittime soprattutto, per il 64%, tra il personale sanitario femminile.
Si considera, tuttavia, fondamentale l’attuale dibattito per affrontare le problematiche che sono a monte non solo del fenomeno delle aggressioni ma anche dell’inefficiente funzionamento dei servizi sanitari che, se non risolte, mettono a serio rischio un SSN impostato in origine per essere equo, solidale e di qualità. Sarebbe opportuno che, anche se presi dalla concitazione di dover rispondere con misure “forti” per placare l’opinione pubblica e rassicurare gli operatori del settore, non ci si limitasse, come spesso accade, a misure tampone dimenticandoci, fino al prossimo fatto di cronaca, dei problemi reali in cui versa la Sanità italiana.
Va evitato, a giudizio di CSE Sanità-FLP, il pericolo di analizzare il fenomeno solo sotto l’aspetto repressivo e di ordine pubblico, ponendo, invece, la giusta attenzione al contesto nel quale è maturato e sta crescendo.
Il nostro Sistema Sanitario pubblico, che ha indubbiamente anche punti di eccellenza in alcune Regioni, fa però acqua da più parti: un Fondo Sanitario Nazionale in decrescita costante, in rapporto alla spesa pubblica complessiva, condizione che ci pone agli ultimi posti nel panorama europeo insieme alle altre problematiche rappresentate da:
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vuoti di organico spaventosi del personale medico e, soprattutto, infermieristico;
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ritmi di lavoro massacranti a carico del personale in servizio, peraltro notoriamente e cronicamente sotto remunerato;
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fuga di operatori verso il privato e verso l’estero (dall’inizio dell’anno, già 3.000 medici sono andati via);
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deficit paurosi nell’offerta di servizi sanitari;
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liste di attesa surreali;
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posti letto in costante decrescita;
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medicina territoriale praticamente cancellata e…. la lista potrebbe continuare a lungo.
E’ proprio questo contesto che può creare frustrazione ed alimentare il clima sociale nel quale può maturare la reazione violenta, sempre condannabile ed esecrabile certamente, ma che può fare da detonatore innescando soggetti che vivono una condizione di forte disagio, di malattia magari grave o che assistono familiari ammalati, di fronte a rifiuti, risposte negative, ritardi e altro.
Il problema, a nostro giudizio, va affrontato di petto e a tutto tondo senza nascondere lo stato di profonda crisi che vive oggi il nostro Servizio Sanitario pubblico che appare a velocità fortemente differenziata: punte di eccellenza in alcune realtà, in particolare al Nord del Paese, ed enormi criticità in altre, in particolare al Centro Sud. Occorre una riorganizzazione complessiva del modo di essere della sanità pubblica, attuare un piano straordinario di assunzioni di personale sanitario e, non ultimo, rendere attrattivo l’impiego pubblico, con remunerazioni dignitose ed adeguate e con prospettive concrete di crescita professionale e di carriera, restituendo dignità al personale sanitario e con esso al SSN.
In una parola, come rappresentato dalla CSE nel suo intervento, servono scelte responsabili della Politica e servono forti investimenti (il Ministro Schillaci ha chiesto 4 mld di € da destinare al Fondo Sanitario Nazionale….), e la prossima legge di bilancio, che il Governo sta costruendo proprio in questi giorni, sarà certamente il banco di prova per misurare la sua reale volontà e quella del Parlamento, di andare in questa direzione operando le giuste scelte, che appaiono assolutamente prioritarie dal momento che riguardano il bene supremo dei cittadini: la propria salute. E un banco di prova sarà anche il nuovo CCNL, sia sotto l’aspetto normativo che sotto quello remunerativo, attualmente oggetto di trattativa in sede ARAN.
Altre misure proposte da CSE, accanto a quelle più strutturali, sono la qualificazione del personale sanitario come pubblico ufficiale; l’obbligo della segnalazione alle Procure degli episodi di violenza da parte delle ASL, e la loro costituzione di Parte civile; ancora, l’inserimento nei DVR del “rischio aggressioni”.
A conclusione dell’incontro, il Capo di Gabinetto ha preannunciato l’intendimento del Ministro per una successiva convocazione entro un mese, per fare un nuovo punto di situazione.